05 Feb Hasselblad – Salto al medio formato digitale – Breve intro
In questi due mesi abbiamo ampliato la nostra attrezzatura, aggiungendo alla famiglia una Hasselblad H4d 40.
Questa non vuole essere una recensione completa, ma solo qualche piccolo appunto “di viaggio” con questa nuova compagna.
Perchè Hasselblad? Perchè una medio formato digitale quando ad un quinto circa del prezzo è disponibile una 35mm da 36mpx?
Abbiamo deciso di investire in questo tipo di formato non solo per la qualità superiore del sensore CCD, per la nitidezza e per la fedeltà dei colori, ma anche e soprattutto per tutte le altre features che caratterizzano le Hasselblad digitali, una su tutte il sistema True Focus.
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Breve introduzione per chi non dovesse conoscere il mondo digitale di Hasselblad. Le h4d (così come i modelli precedenti) hanno soltanto un punto di messa a fuoco, quello centrale. Mettere a fuoco e ricomporre potrebbe dunque portare ad una leggera perdita del punto di messa a fuoco, se non fosse per il sistema True Focus. Questo meccanismo fa in modo che dopo aver messo a fuoco nel punto desiderato, andando a ricomporre la macchina ,attraverso un giroscopio interno e un software apposito, corregge le variazioni del nostro spostamento tenendo esattamente a fuoco il punto esatto dove avevamo puntato inizialmente. Questa è una caratteristica indispensabile per chi si occupa di ritrattistica (e soprattutto se si fa uso di diaframmi molto aperti). La precisione di questo sistema è assoluta, anche spostando il punto di messa a fuoco sul margine più estremo l’accuratezza del fuoco rimane intatta.
Ovviamente ci sono tante altre caratteristiche oltre al True Focus che giustificano il prezzo 5 volte superiore. Il sensore garantisce sempre immagini perfette dal punto di vista della nitidezza e della resa dei colori. E’ disarmante notare le differenze nelle tonalità della pelle rispetto alla D4 che eravamo abituati ad utilizzare.
A livello di ergonomia l’hasselblad h4d è la macchina migliore che abbiamo mai avuto in mano. Il corpo con il dorso è abbastanza voluminoso e pesante (da solo dovrebbe essere circa 1,8kg) ma grazie al design intelligente del grip, l’impugnatura è più profonda, quindi la mano riesce ad avvolgere quasi completamente l’impugnatura, quasi come se fosse una pistola. Il peso è distribuito molto bene, anche con ottiche pesanti (ad es. il 35-90) il baricentro è sempre vicino alla baionetta di attacco dell’ottica, quindi il tutto non risulta affatto sbilanciato.
Dopo aver elencato brevemente i punti forti di questo sistema bisogna ovviamente toccare anche quelli che sono gli aspetti negativi: la qualità dello schermo posteriore è bassa rispetto agli standard attuali, la durata della batteria quando si scatta non collegati ad un computer è relativamente bassa (250 scatti circa) ed infine ottiche e accessori hanno un pricetag abbastanza salato.
Perchè Hasselblad e non Phase One? Abbiamo scelto il marchio hasselblad prima di tutto perchè è un sistema integrato, con una sola batteria viene alimentata sia la macchina che il dorso, mentre sulla phaseone vengono usate due fonti di alimentazione diverse. Un’altra cosa che ci ha convinti è la funzione True Focus che attualmente è un’esclusiva Hasselblad. Phase One dalla sua offre la possibilità di utilizzare ottiche con otturatore integrato (che se ricordo bene sincronizza fino a 1/1000 con sincro flash su tutti i tempi) oppure ottiche che sfruttano l’otturatore della macchina (che sincronizza a 1/8000 con i limiti del sincro flash attorno a 1/250 <– se avete bisogno di dati più precisi controllate sul sito phaseone.dk).
La h4d 40 rimane comunque una macchina impegnativa da usare, le prime volte che l’abbiamo usata ci sentivamo come se avessimo in mano un corpo a pellicola. E’ come se avesse un potere magico che ti obbliga a pensare di più allo scatto a curarlo fino nel dettaglio più minuscolo.
Prossimamente cercheremo di fare una recensione completa, entrando più nel dettaglio del sensore e della gamma di caratteristiche di questa tipologia di macchine.
Stay tuned!!
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